mercoledì 21 settembre 2016

Quei nostri "VERI EROI" ritornati da Rio...

... e che da domani, non dovranno lottare contro altri concorrenti, ma ritorneranno a scontrarsi contro le insidie giornaliere delle barriere architettoniche e della burocrazia.

Spente le luci di tutti i riflettori mediatici e non, ritornata la normale calma, mi piace riflettere, analizzare e pormi delle domande che il più delle volte restano senza risposta lasciandomi nel dubbio. Lo sfarzo della cerimonia di apertura dei più dotati fisicamente se da un lato ha superato quella delle Paralimpiadi, non è riuscita di certo a toccarle per quanto riguarda l'entusiasmo, la vera gioia di partecipare. La cosa più toccante della cerimonia di apertura la tenacia della tedofora Márcia Malsar, atleta cerebrolesa, che  inciampa e cade sulla pista e si rialza. Ed anche lo stadio in quel momento si (ri)alza con lei con tanto di pelle d'oca e lei che riprende la corsa come se nulla fosse accaduto, accolta da una standing ovation che restituisce quel  sapore della determinazione e della voglia di vincere che hanno i paralimpici (e non solo gli atleti) sempre e comunque.  La stessa cosa dicasi per la chiusura. E' stata una conclusione Paralimpica con "Chiusura Bagnata" quella di Rio, cosa che fa scaramanticamente ripromettere che Tokyo sarà ancora per tutti i partecipanti una Paralimpiade fortunata. E se lo meritano, tutti e sempre!
Márcia Malsar
Un finale ineccepibile quello scelto da Luca Pancalli, capo della spedizione italiana, che non poteva fare cosa più intelligente optando per portabandiera in quel peperino di Bebe (Beatrice) Vio: un concentrato di esuberanza, combattività, ma nel contempo dolcezza, serenità, gioia di vivere, nonché involontaria donatrice di speranza, quella che parte di noi italiani normodotati da tempo abbiano perduto.  Beatrice Vio, già tedofora ai Giochi Paralimpici di Londra nel 2012 nonché campionessa mondiale di scherma nel 2015 e plurimedagliata in queste olimpiadi ha seguito le orme di un altro campione che non è più tra noi, Vittorio Loi, schermitore ( che quella scherma sembra avergli salvato la vita dopo quell'incidente a cui sembrava non volersi rassegnare) e che superò questo suo impedimento, vincendo diverse medaglie d’oro dal ‘62 al ‘74.. Ma non vorrei cadere anche io sulla strada sdrucciolevole costruita sulla retorica delle parole.
Beatrice Vio
Ma sono i gelidi numeri a parlare : Medagliere Italiano delle "Normolimpiadi"  : 9° posto  con 8 Ori, 12 Argenti, 8 bronzi,  per un Totale di 28 medaglie ; Medagliere Italiano delle Paralimpiche :  9° posto con 10 ori, 14 Argenti, 15 bronzi, per un totale di 39 medaglie che valgono il doppio. Nelle prime gli atleti impiegati sono stati ben 297, contro i 102 delle seconde. Un pool di professionisti-semiprofessionisti e forse, ma vedo assai difficile trovarla/o qualche puro dilettante. Nei Paralimpici, invece, la situazione è completamente capovolta : tutti dilettanti e forse (vallo a trovare!) qualche semiprofessionista.
Da una parte l'esibizione ed a volte associato "all'esibizionismo", il dar spettacolo in ogni modo ed il calcolo interessato (oramai anche lo sport è business e denaro) di quanto tutto questo, alla fine potrebbe portare nelle casse personali. Nei Paralimpici c'è la vera gioia del partecipare, c'è la soddisfazione di gareggiare oltre che con l'avversario, con la propria patologia, sapendo che già che l'essere lì significa che ques' ultima è stata sconfitta. Negli occhi degli intervistati poi si legge anche il piacere di poter trasmettere a chi si trova nei loro stessi panni e non sa farsene una ragione, che si può superare queste difficoltà, solo che lo si voglia. E loro lì sorridenti ne sono i testimonial!! Il piacere di sapere che se già per qualcuno di questi, toccato dal messaggio e ammaliato dai risultati, l'uscire di casa, per andare ad iscriversi in una piscina, in una palestra, o scendere in pista (qualunque essa sia) significherà aver più valore di una medaglia e di aver battuto di un record.
Martina Caironi, Monica Contrafatto
 Li ho definiti nel titolo 102 veri eroi, senza timore di aver usato un termine eccessivo. In questa decina di giorni i nomi che si sono rincorsi sono stati quelli dei medagliati per via di quel giusto e meritato riconoscimento che hanno ottenuto attraverso tantissimi sacrifici non solo fisici, ma anche con il superamento di pregiudizi, di barriere ed altre innumerevoli difficoltà che incontrano giornalmente. Dietro i nomi di (ne accenno solo alcuni per brevità non certo per importanza!) Alessandro Zanardi, Francesco Bettella, Federico Morlacchi, Martina Caironi, Monica Contrafatto, Giulia Ghiretti, Vincenzo Boni, Arjola Dedaj, Oxana Corso, Federica Maspero (Omero Runners Bergamo), Elisabetta Mijno, Eleonora Sarti, si celano storie di vita vissuta, di drammi superati, di dolorose esperienze personali che oggi, anche attraverso le loro attività professionali, hanno messo a disposizioni di tutti.
la sfilata d'apertura
Ma credo che oltre le medaglie metalliche, tutti i 102 componenti della spedizione, ne porteranno a  casa una virtuale, la più preziosa ed importante perché in quel suo "virtuale" c'è racchiuso il pensiero di Giusy Versace che mi ha veramente colpito e che come una ruspa voglio sperare che serva ad abbattere una delle tante barriere architettoniche che incontrano nella loro strada :"...Magari si vergognano, o non hanno la forza di uscirne. Invece ci dobbiamo mettere in mostra, ci dobbiamo far vedere. La disabilità è intesa come diversità perché nel quotidiano non la vedi. Quando io vado al mare, non mi offendo del fatto che la gente mi guardi: lo comprendo, perché non si è abituati. E quindi voglio proprio invogliare la gente a farsi vedere....".
E la domanda che mi sono posto ed alla quale non so dare risposta è questa :" Ma che forza d'animo, che coraggio, possiedono questi Eroi? Ma dove la trovano ?? Se solo si potesse conoscerne la formula forse l'intera umanità sarebbe più serena".





di Franco Giannini
 

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