Lo Scrivere, non deve essere una ricerca forzata di consensi. Bensì, uno degli antidoti più efficaci, per combattere quel "rododen"T"ro, che la vita quotidiana non lesina di offrirci. Un pò come il "canta che ti passa". Benvenga sempre, però, l' abbinamento del "dilettevole" con l' "utile" (Franco Giannini)
... e non solo. Ancora per quest'anno, quindi, non si festeggia.
Sappia però che chi non festeggia, come del resto fa il sottoscritto, sarà schedato nella lista dei "GUFI", che non sono adepti appartenenti ad una immaginaria Gioventù Universitaria Fascista Italiana, ma solo dei semplici iettatori (dicono loro) che non pensandola come i nostri governanti, sono da questi, a dir poco, mal visti. Comunque loro dicono che tra breve (conoscete se esista per caso un misuratore che analizzi la lunghezza del loro "breve"?) questo nostro Paese pieno di pezze al culo, diverrà opulento per tutti. Si vedono già i primi lumicini in fondo a quel tunnel inaugurato due anni fa circa da un certo Monti e che poi ci ha lasciato invece in un mare di guai portando agli onori degli altari governativi una sconosciuta Elsa Fornero fatta poi santa e protettrice dei disoccupati, precari ed esodati. Con tale ascesa al soglio governativo, la festa del 1° Maggio veniva per forze di cose, tacitamente soppressa.
Al momento però non sono per tutti periodi economicamente catastrofici, perchè a quel che sembra, per pochi privileggiati, corrotti, concussi e comunque quasi sempre amici degli amici, le cose vanno a gonfie vele. Ed anzi in un momento che di lavoro ce n'è poco per molti, c'è chi è costretto a del super lavoro come le F.O. e le Magistature italiane. Le carceri, casualmente invece no, perchè gli implicati in questo processo di involuzione all'italiana, sono quasi sempre composte da individui malaticci che vengono posti, per ragioni di salute, quasi tutti, agli arresti domiciliari nelle loro magioni.
Quest'anno però a confondere le acque di questi festeggiamenti del 1° Maggio, ci sarà fortunatamente (?, bohhh... staremo a vedere!) il taglio del nastro dell'EXPO di Milano, sempre che si trovi in tempo, visto l'andamento dei lavori e di quelli giudiziari, un nastro ed un paio di forbici. Sicuramente i chi dovrà tagliarlo sono pronti ed in abbondante numero, tanto che si stanno spintonando senza ritegno e forse si dovrà ricorrere all'estrazione estrarre a sorte del "baciato dalla fortuna" o dello "sputtanato dell'occasione", che vedrà apparire la sua foto sui giornali di tutto il mondo. Quale sarà il titolo che sarà riservato al tagliatore del nastro dipenderà solo da quanto EXPO sarà pronto il 1° Maggio e da quanto lo sarà "a breve" dopo l'inaugurazione.
Ed allora io per non farmi il sangue amaro e non pensarci su a come era il 1° Maggio tanti anni fa, anni di speranza seppur non di certezze, mi sono divertito a spolverare vecchie vignette satiriche di puro stampo GUFIano, che fino ad oggi, non sono risultate iettatrici, bensì verità anticipate e che butto lì sensa una calendarizzazione (parola che piace tanto ai politici!) precisa. Divertitevi anche voi.
Svolta la cerimonia dove sbarcarono gli austriaci, chiusa la mostra : ecco un ultimo "tour" - VIDEO
Un fortunato slogan pubblicitario ricorda che “Un diamante è per sempre“.
La stessa cosa, immagino, deve essere ritenuta da chiunque indossi una
divisa militare. Nel caso in questione, quella della Guardia di Finanza.
Dopo quasi cento anni, per ricordare con orgoglio questi due loro
commilitoni e il loro corpo di appartenenza, sono riusciti a completare
la storia della GdF dalla fondazione fino ai giorni nostri: il tutto è
contenuto in due grossi libri. Ed è da questi due volumi, dopo una lunga e meticolosa ricerca, che sono state tratte le foto che hanno poi permesso l‘allestimento di questa mostra.
Un lavoro certosino che ha richiesto tanto tempo, ma anche posto in
primo piano la preparazione tecnica, per scannerizzare il vecchio
materiale, operare le azioni di restauro utilizzando le risorse del
computer ed infine per l’egregio lavoro di allestimento della mostra e
la continua presenza, ogni giorno, di almeno uno di loro.
Inaspettatamente ed immeritatamente, mi è giunto un invito personale a visitare la mostra da parte del presidente e vicepresidente dell’ANFI, rispettivamente il generale di brigata Roberto Boccolini e il sig. Ernesto Murenu.
Onorato ed incuriosito ho orgogliosamente accettato. Non dimenticando,
anche, che verso questo corpo, noi senigalliesi tutti, in primis,
dobbiamo rispetto e riconoscenza, essendo stati loro, casualmente
presenti, i primi ad intervenire in quel fatidico 3 maggio 2014,
riuscendo a salvare dalle acque tante vite umane.
Ad accompagnarmi personalmente nel percorso lungo i corridoi della
Expo-Ex, che seppur più moderni, ricordano quelli della Mole
Vanvitelliana, il gen. Boccolini che con la sua precisa, minuziosa
illustrazione, piena di aneddoti e spiegazioni ad ogni sosta davanti a
ciascuna immagine, mi ha fatto rivivere quel gesto quasi che fosse una
semplice avventura. Una risposta che gli austroungarici volevano dare
all’italica “Beffa di Buccari” e che invece, si concluse per gli austroungarici con una ulteriore “Beffa di Ancona“. Ma per loro, comunque sia andata, ci fu il nostro massimo rispetto.
Ed il perchè di questo rispetto, va ricercato anche analizzando un
episodio contenuto nel racconto del generale, da cui si possono vedere
come i tempi siano mutati in peggio, a livello comportamentale,
s’intende: si pensi, mi racconta sempre il generale, che quando gli
austriaci occuparono una casa di campagna al “Barcaglione” prendendo in
ostaggio una mamma con il proprio figlio che l’abitavano, l’indomani
riprendendo la loro strada, gli ufficiali austriaci, rilasciarono una
ricevuta per il cibo che avevano consumato ed il disturbo che avevano
arrecato, in modo che la donna potesse avere un un qualche risarcimento. Uomini, signorilità e rispetto di altri tempi.
Come se un’improvvisa macchina del tempo mi avesse catapultato agli anni
della mia adolescenza. Mi sono rivisto quando la notte, sotto le
coperte, spenta la luce, dopo aver letto i libri di Verne o di Salgari,
mi ritrovavo a vivere quelle avventure in prima persona.
Invece d’avanti alle foto del bassorilievo bronzeo che compare sul
vertice di uno degli angoli della Mole Vanvitelliana (o come veniva
anche chiamato al tempo Zuccherificio e da qui la presenza delle GdF in
guardia amministrativa al deposito e non prettamente militare), e più
esattamente quello rivolto verso i binari ferroviari, finalmente dopo
quasi sessanta anni ho scoperto a chi fosse dedicato.Ricordo che ogni qualvolta, da ragazzino, prendevo la “Corsetta” (il
treno locale di terza classe, quelli che i miei coetanei ricorderanno,
in legno per intenderci, riservato ai bagnanti e che partiva dalla
stazione Marittima per arrivare a Falconara M.ma, con sosta intermedia a
Palombina), questa giunta in quel preciso punto, poiché si aveva la
sensazione di cadere in acqua, vista la vicinanza dei binari al molo,
sembrava darci la possibilità di toccare con le mani quel grosso
medaglione bronzeo. Il che invitava noi ragazzi a sporgerci dal
finestrino simulando di toccare il militare
che con il petto in fuori ed
il braccio aperto sembrava volersi immolare.
Poi la mia deprecabile ignoranza ha avuto vita facile con il piacere
della conoscenza, almeno fino ad oggi, quando ho scoperto quanto si
celasse dietro a quelle scritte incise nella lapide: “Le Guardie di Finanza Grassi Carlo e Maganuco Giuseppe,
vigili scolte devote al dovere e alla Patria osarono opporsi con le
armi a 59 militari della marina austriaca qui giunti di sorpresa nella
notte del 6 aprile 1918 per impadronirsi dei MAS ormeggiati nel porto e
sostennero da soli un conflitto cruento finché accorse alla testa di una
pattuglia il brigadiere dei Carabinieri Reali Guadagnini Anarseo che
audacemente intimò ed ottenne la resa dei nemici. I cittadini di Ancona
memori questo ricordo posero. XV Nov. MCMXXVII – Anno VI – E.F.”
Ed
oggi invece, divenuto anziano, più riflessivo e meno coinvolto in quel
processo che il logorio dell’assillante vita quotidiana ci propina, sono
divenuto più curioso ed appunto sottolineavo con il presidente
accompagnatore e “cicerone” personale, come fossero mutati nel corso di
meno di un secolo di vita, tanti atteggiamenti: tra questi anche il modo
di esprimersi. Nella targa infatti si legge quel
“vigili scolte”, che mi ha portato a pensare più di una volta che cosa
stesse a significare o se si trattasse di errore, poi ho legato
(a)scolta quindi al nostro guardia, sentinella, colui che ascolta. Non
parliamo poi per la scelta di certi nomi propri oramai in disuso come
quello del brigadiere dei Reali Carabinieri Guadagnini, anche lui
medaglia d’argento, Anarseo. Un nome che fino a ieri non sapevo neppure
esistesse.
Una mostra nella mostra, direi per provocare invidia in chi se l’è persa (logicamente scherzo!).
Altre curiosità nelle pieghe della mostra, le variazioni che ci sono
state nei vari campi, a partire dalla moda del vestire a quello nel
campo della grafica, sia a livello di impaginazione che come scelta dei
caratteri usati nella composizione dei testi come quella dei formati
pagina dei giornali, sia nelle illustrazioni a colori con i personaggi
in posizioni drammatiche e con le bocche quasi sempre aperte quasi a
farci ascoltare i loro gridi.
Almeno per me lo è stato, l’ulteriore scoperta nel conoscere che l’artista che ha realizzato il monumento ai due finanzieri Grassi-Maganuco è opera del nostro concittadino Schiavoni,
papà del nostro assessore alla cultura e pubblica istruzione. E che le
tre lastre del monumento, stanno ad indicare la prima partendo dal
fondo, il mare, la seconda la terra e la terza l’uomo, quegli uomini che
hanno impedito che il gesto degli incursori si concludesse con un esito
positivo per gli austriaci.
Insomma, una piacevole passeggiata, che una volta
giunto al tavolo su cui poggiava il quaderno delle firme dei visitatori,
mi sono trovato a mormorare inconsapevolmente, e guarda il caso a
chiusura di un testo iniziato allo stesso modo, con un altrettanto
fortunato slogan: “Già fatto?!?“. Però nel mio caso, questa
volta, visto che non si trattava di siringa, ma di una gradevole
esperienza giunta alla fine del percorso, pronunciato con vero
dispiacere.
Il paese com'è oggi, riveduto e corretto del com'era "al tempo delle mele" degli Ospiti residenti.
A seguito delle festività pasquali solo ora sono a riportare la suggestiva cerimonia della donazione
avvenuta il 2 aprile. Solitamente tutti questi tipi di cerimonie si è
soliti etichettarle, con un filo di retorica, come appunto ho definito
suggestive, commoventi, toccanti, coinvolgenti e chi più ne ha più ne metta.
Ma in questo caso, l’uso di tali aggettivi, non è certamente
un farsi prendere dal facile uso dell’enfasi, perchè si è trattato
veramente non di un semplice scoprimento di una tela. In quel gesto atto
a far cadere quel drappo bianco consegnando un’opera d’arte ad una
Comunità particolare, c’era molto di più.
Arte, ricordi, umanità, rispetto, nonchè l’invito ad
sempre maggior fusione della Comunità anziana e non solo, interna alla
Casa, con quella più giovane del Paese: il tutto racchiuso e custodito gelosamente
dentro quegli appena due metri quadri di tela tenuta assieme da una
leggera cornice, poco appariscente, in modo tale da non distogliere
l’attenzione dal suo più importante contenuto.
Avrei voluto scrivere che alla cerimonia presenziavano anche Josè Feliciano o i Ricchi e Poveri che con le parole e la musica della loro canzone sanremese “Che sarà”, avrebbero potuto darla ad intendere che erano state pensate e scritte proprio per questa occasione e per questo quadro: “Paese
mio che stai sulla collina – disteso come un vecchio addormentato – la
noia l’abbandono il niente – son la tua malattia paese mio ti lascio e
vado via…” ed ancora proseguiva con: “… gli amici miei son
quasi tutti via – e gli altri partiranno dopo me – peccato – perche’
stavo bene in loro compagnia – ma tutto passa tutto se ne va – che sara’
che sara’ che sarà…”.
Infatti questo evento ha casualmente come titolo “Paese Mio”.
Un velo di malinconia dovuto a quel po’ di rimpianto
che abbiamo tutti per i tempi trascorsi, ma che è durato solo una
frazione di secondo, perchè l’autrice di quest’opera, la Signora Brunella Romyo,
è riuscita a scacciare in un batti baleno, giusto il tempo della caduta
del drappo. Poi osservando l’opera, ci si è ripresi e con l’apporto dei
festosi caldi colori e l’aggiunta di immagini vive,
seppur fantasiose (oggi scomparse e divenute inesistenti) di quei giorni
passati, gli Ospiti della Casa, si sono sentiti riportare ai tempi della loro gioventù,
quella di cui sono intessuti i loro discorsi quotidiani. Infatti gli
Ospiti ricordano spesso e sempre con allegria, i ricordi della loro
infanzia, della loro adolescenza: quell’età giovanile che proprio per
questo rimarrà sempre bella nella loro memoria.
E questo quadro sarà lì, ogni mattina proprio quale stimolo per rammentare loro piacevoli momenti della loro gioventù.
A togliere il drappo sancendo così il definitivo dono dell’opera, due
Ospiti della Fondazione, l’autrice Sig.ra Romyo ed il Dott. Sandro Sabbatini Presidente della Fondazione Casa dell’Accoglienza Federico Marulli accompagnati simbolicamente in quel gesto dalle principali autorità istituzionali e religiose del Paese.
Dopo
la benedizione dell’opera a completarne la presentazione anche un
puntuale e preciso intervento del nostro concittadino nonchè critico
d’arte Dott. Michele Garbin, che ne ha spiegato le difficoltà tecniche di esecuzione nonchè le qualità artistiche dell’autrice.
Ed ora attendiamo i prossimi lavori dell’artista, che come promesso si cimenterà nella rivisitazione dei vecchi vicoli di Ostra Vetere e che saranno presentati in una nuova mostra.
Prima di chiudere, io invece mi scuso per la scarsa qualità delle mie
foto e del mio video, fatte all’interno dell’atelier, che vista la
limitatissima abilità del sottoscritto aggiunta alla fretta per i motivi
già spiegati, ha portato ad un risultato poco entusiasmante (L’opera meritava molto di più!). Quelle invece relative all’interno della Fondazione, sono di altra mano e la cosa del resto ben visibile e palese.
“Orto Verde, Comune di Senigallia assente”
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[image: Rendering nuova centrale frigorifera Orto Verde a Senigallia]
In attesa della conferenza dei servizi prevista per il 28 marzo, dove
auspichiamo ch...
in dove se.. no..?
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qui sopra sotto
c'era il Principino
guardava
mirava ascoltava
assieme al vescovo
mons Ravetta
ridevano in silenzio
fungevano testi
senza valore alcuno
il ...
L'UNESCO a Trieste...?
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... ma quando ci si è trasferito ?
COMUNICATO STAMPA che come ricevo dall' : *Ufficio Stampa - Federazione
Esperantista Italiana stampa@esperanto.it così ...
Stracomunitari 2016
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Torna per il secondo anno consecutivo il progetto ‘Stracomunitari 2016’, un
calendario che intende raccogliere non solo i 365 giorni dell’anno che
verrà ma...