Questo libriccino edito dall'Einaudi nel 97 me lo trovo sempre accanto. Fa parte della Collana Gli Stuzzi e porta il numero 487. Al pubblico costava lire 16.000. Io l'ho rubato letteralmente ad una Festa dell'Unità. Quando lavoro negli stands che organizzo tutti gli anni ho un sistema mio particolare nel disporre i libri. I compagni mi prestano enormi spazi ove io possa dividere e suddividere i sempre amati libri oltre a manifesti e quadri fuori commercio che durante l'anno mi perito andare in cerca. Foto in bianco e nero e quanto altro possa rendere il salone bello e di più anche come se per 15 giorni fosse casa mia. Un salotto che mi fa stare teso e digiuno sempre con gli occhi rivolti a chi posa le mani magari sudate sulle copertine. Così ogni estate da un paese all'altro per 2 mesi tutti gli anni mi dono ripagato da enorme soddisfazione mentale. E questa prefazione serve anche per giustificare l'appropriazione indebita che ho commesso senza sentirmi peccatore o ladro. "La Parola Ebreo" è stato pensato e scritto da quella raffinata mente che ha nome : Rosetta Loy. Eretta e bella anche per gli anni che sa indossare con educata classe Rosetta seppure romana di nascita e cultura insiste nei ricordi in lunghi percorsi di memoria con leggerezza come se invece di tragedie toccasse petali di fiori. Insiste come solo può fare chi professa una fede ancorata alla educazione che per principi lega la nostra bella Costituzione sempre difesa e portata ad esempio contro ogni violenza percorrendo viottoli e strade sempre a difesa della memoria. Chi non ricorda resta poi senza futuro qualunque possa essere. Chi non ricorda perde il sapore dell'infanzia dei tempi passati sui prati ad osservare anche la natura che sempre ci circonda e bisogna saper difendere oltre che amare. Nata ed educata in una famiglia profondamente borghese e cattolica Rosetta confessa senza remore che verso il mezzo della vita sentì il fascino della cultura laica e con intelligenza pudica volle immergersi nel nuovo credo. Guidata sempre da una cultura alta passa dai grandi pensatori europei agli uomini che poi dettero la vita chè carpiti dal dubbio non poterono o seppero dare risposte. Si vede sempre e sente anche la sua infanzia senza volgarità o urla. La educatrice assunta dalla famiglia che pure insegna lingue estere ha influito positivamente negli anni e per lo sviluppo mentale della bambina che poi divenne signorina e donna da ascoltare. Dietro al mondo che vede e sente si respira la cultura proveniente dalla religione ebraica se ne subisce il fascino ma il vero principe del libro senza nominarlo mai altro non è che ogni incontro con i libri. Si sente la fame di conoscere del cercare trovare per sapere. Se non si ama la lettura se non si ha dimestichezza con le pagine stampate allora non possono avvenire incontri che solo in certi particolari momenti avvengono. Come il treno che passa solo una volta senza libri sete di conoscere ogni incontro sarà solo impossibile. Ho chiuso l'ultima paginetta di questo profondo stupendo libriccino con un sospiro lungo pieno di un rimpianto vago come se non sapessi più dove andare poi. Personalmente vado spesso alla caccia lieve di quanto scrive Rosetta Loy chè ogni volta mi fa pensare a lungo sui valori esistenziali. Pensieri profondi con allusioni distribuite sulla tavola dello studio.
Lo consiglio a chi non ha tempo da perdere. E' un investimento culturale di alto valore.
sabato 30 maggio 2009
LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 11 -
giovedì 28 maggio 2009
FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 6 -
Il Prof. GIULIANO LENCI
mercoledì 27 maggio 2009
TERREMOTO : IN ATTESA DI SMENTITE
Lunedì
Piccole Cose
Di Bertolaso e della Protezione Civile e tanti altri ancora precedenti, a partire da quel 6 Aprile, tutti interessantissimi per chi si vuol documentare o per chi è in grado di smentire.
APPALTI E MORTI BIANCHE
di Franco Giannini
Daniele Melis, anni 26 - Luigi Solina, anni 27 - Bruno Muntoni, anni 51. Per chi si "ostina" a seguire le storie di "Cavalier Bavoso", ritenendole utili per tenersi informato su come va l'Italia, questi resteranno solo tre nomi. Invece dietro a questi ci sono famiglie piangenti un caro che se ne è andato e persone che dovrebbe restare con un rimorso eterno. Sono altri tre morti sul lavoro che si aggiungono alla lista del 2009 e che per gli studiosi di statistica sarà solo un ulteriore semplice dato da aggiungere agli altri. Questa volta ad essere colpita dal lutto è stata la Sardegna. Ecco che subito, a dramma accaduto, come succede in questi casi, tutti gli "uomini che contano", hanno preso il telefono, si sono informati e si sono stretti attorno alla famiglia. Gli inquirenti si stanno prodigando affinché si faccia luce su questo ennesimo incidente e la verità venga a galla. Non dico il nome dello stabilimento coinvolto, non svelo i nomi dei proprietari della raffineria, per non sentirmi incolpare stupidamente di orientamenti sportivi di parte, che non ho e non ho mai avuto. Intanto sono su tutti i giornali e nel web, un po' il segreto di Pulcinella. Quello che però mi chiedo, ed è da un gran bel po' di tempo che mi faccio questa domanda, a che servano gli appalti ed i sub-appalti. Perché, anche questi e come spesso avviene, questi sono altre tre morti avvenute all'interno di uno stabilimento che aveva dato questo lavoro in appalto. E guarda caso questi lavori dati in appalto, si trattano quasi sempre di lavori difficili da eseguirsi per la pericolosità. Ho la sensazione che vengano appaltati per un lavarsi le mani in caso di incidente, per la tipologia di manovalanza che viene adoperata, per evitare quegli obblighi di legge che così facendo vengono derogati ad altri. In questo caso, con un semplice volo, da Malpensa a Cagliari ci si salva la faccia, ci si sente vicini alle famiglie ed alle maestranze in toto e ci si salva la coscienza, in quanto le responsabilità sono tutte della ditta appaltatrice. Nulla però si fa perché i sub-appalti i sub dei sub-appalti abbiano a terminare. Uno stabilimento deve avere tutto di suo, deve essere indipendente ed il responsabile in toto deve sempre essere il suo titolare. Responsabile economicamente e penalmente. Invece già anche qua, si comincia con il dire che il lavoro è stato iniziato senza seguire le norme prefissate, mancanza dell'uso della maschera. Sarebbe anche utile però analizzarne i perché. Sapete quante volte si soffia sulle orecchie dei lavoratori la fatidica frase "...dai...veloce...un colpo di mano..." ?? e poi quando avviene quello che avviene, la colpa è della mancanza del casco, dei guanti, della maschera...ma mai della mancanza di coscienza. Ai funerali ancora una volta riecheggerà la parola "Basta", i giudici condanneranno a pagare due euro di risarcimento alle famiglie, i proprietari saranno impegnati in vacanze in lidi esotici, i Cavalieri Bavosi continueranno a sbavare, alcuni saranno impegnati alle ferie estive, molti di più a sbarcare il lunario e con l'ottica solita dell'egoismo umano si attuerà il detto popolare "...chi muore giace e chi vive si da pace". Mi chiedo solo come si faccia a trovarla!!
giovedì 21 maggio 2009
FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 5 -
di Dario Petrolati
CLARA DORALICE
Nomi da cartoni animati quasi da ridere per bambini.
Eppure questa donnina sempre sorridente oltre gli 80 ma più giovane anagraficamente del marito dott. Vincezo Morvillo -di origine campana-avellinese mi sembra- questa donnina è una signora che ha sempre dato anzi donato. La sua famiglia ha origini umili della bassa padovana. Clara ha riscattato il lavoro dei campi degli antichi avi. Il papà della signora Doralice è stato partigiano combattente dalla parte giusta e dopo la guerra sindaco di Castelbaldo per usura in quanto non esisteva altra figura che gli si potesse confrontare. Dal 1943 anche prima dell' 8 settembre del 1944 nel Montagnanese e nell'Estense vi furono lotte di classe guidate da uomini che combatterono per la liberazione e per realizzare la parità almeno contro lo sfruttamento dei poveri. Le brigate Garibaldi guidate da ardimentosi contadini lottarono sino all'impossibile anche a rischio delle famiglie sempre numerose. Quassù i padroni della terra contavano anche le braccia dei bambini chè tutto era diritto della proprietà se si voleva mangiare. Studenti laureati cattolici e comunisti si unirono in un unico sano ideale in nome della libertà contro il regime ed il fascismo. Tanti improvvisati furono i martiri ed uomini e bambini e donne. Clara studiando e combattendo seppur bambina veniva nascosta sotto fienili e attrezzi da lavoro dei campi. Imparò a fare la partigiana iniziando come staffetta ed il suo compito pericoloso ed utile si concluse con la cattura infame chè fu portata in campo di prigionia in Germania. E la conobbe il dott.Morvillo pure lui partigiano combattente per l'Italia libera. Ora vedendoli in là con gli anni sempre sereni assieme ed attorniati da tanti nipoti si fatica a pensare che sia Vincenzo che Clara siano stati così forti ardimentosi colmi di alti ideali patriottici. Lui il dottore era medico della mutua per Pontevigodarzere-frazione periferica di Padova, Lei laureata dopo la prigionia si dedicò alla educazione dei bambini e la puericultura è rimasta la sua passione innata. Clara per ogni ricorrenza regionale per ogni data viene chiamata dalle scuole come testimone per ricordare i valori e come nacque anche la Costituzione. Ha sempre con se nel suo studio non ancora smontato oltre i tanti libri anche un taccuino nero fatto di fogli lisi ove sempre appuntava durante la sua prigionia ciò che vedeva e subivano i suoi compagni di lotta. Piccola di statura ma sempre sorridente ed innamorata come ieri del suo Vincenzo. Qualche anno fa quassù nevicò tanto che le vetture rimasero bloccate per tanto tempo. Da Piazzola Sul Brenta le Scuole medie superiori avevano combinato per il 25 aprile l'incontro testimonianza con Clara. Non si riusciva a trovare una macchina piccola ed agile per portare Clara su all'appuntamento. Io la conoscevo poco-giusto alle feste dell'unità la incontravo sempre,allora le telefonai offrendomi quale vettore con la mia piccola Panda 1.000-. L'appuntamento era per le 8 di mattina e la strada ghiacciata coi monti di neve ai lati sembrava un'avventura. Arrivai a casa di Clara un poco prima per cautela eppoi per strada piano piano giungemmo a destinazione. I tantissimi studenti e la preside e gli insegnanti ci fecero una accoglienza che rimasi commosso. La sensibilità di una insegnante veneziana la vinse su tutti: volle offrire la colazione a me ed Clara e dopo pochi preamboli ci condussero in municipio ove ci fu una attesa commovente. Dopo le dovute presentazioni Clara estrasse il piccolo quaderno ove in prigionia aveva scritto per non dimenticare. Non un ragazzo una ragazza si mostrò irrequieto ci fu silenzio ed interesse quasi da film. E dopo la lettura del diario le dovute domande e risposte Clara mi riservò una sorpresa immeritata forse. Desiderò che leggessi la mia poesia dedicata a Renata Terni, ebrea mia amica d'infanzia a Senigallia. Piacque così tanto che la preside ne fece fotocopie in Comune ed io ne firmai alcune per donarle come ricordo alla scuola. Fu quella volta allora che mi sembrò avere anche io fatto qualcosa per difendere la libertà e far conoscere ciò che era stato il fascismo. Al ritorno ed anche prima Clara Doralice mi riprese più volte in quanto io le davo del lei. "Compagno" mi disse, "compagno Dario tra noi o ci si fida e si è tutti uguali oppure l'esempio che siamo stati a dare a scuola a te non è servito.". Su libri che parlano della Resistenza quelli scritti dallo storico Tiziano Merlin e da altri studiosi la figura di Clara Doralice viene spesso citata come la sua amica più fortunata allora chè non fu fatta prigioniera Tina Anselmi. Una cattolica e l'altra comunista anche dopo tanti anni sono rimaste amiche in nome degli ideali per i quali hanno donato i migliori anni di gioventù. Ora quando vado a casa passo spesso davanti la casetta di Clara e sempre sorridente mi saluta con il braccio alzato le mani aperte.
mercoledì 20 maggio 2009
SENIGALLIA 2.0 - I REMIGINI DEL WEB
di Franco Giannini
sabato 16 maggio 2009
SENIGALLIA 2.0 - FACEBOOK IN PESCHERIA
di Franco Giannini
venerdì 15 maggio 2009
LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n.10 -
mercoledì 6 maggio 2009
I CORSI ED I RICORSI DELLA STORIA
di Franco Giannini
lunedì 4 maggio 2009
FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 4 -
Vittorio Marangon
Vittorio è stato sempre maestro elementare. Ha la pressione che gli gioca brutti scherzi : alta e bassa improvvisamente senza preavviso alcuno. Perde i sensi ed alto com'è, con gli anni indefiniti, crolla a terra nei posti più impensati. Scompare per un pò di tempo, chè a Padova tutti lo conoscono, sta in ospedale, eppoi ritorna a casa dove si prepara il mangiare da solo e riprende la vita come se nulla fosse stato. E' credente integerrimo e quando gli si chiede di qualche porporato o alto prelato, allora Vittorio perde le staffe educatamente ed ha sempre una sola unica risposta : SIBERIA. Per lui non esistono persone oneste - se si parla di politica o di carriere ecclesiastiche -. Solo la fede nella sua religione, salva - Maria - Gesù - il Creatore - e pochi altri, ma fa sempre i distinguo e pensa prima di dare una risposta e conta anche più di una volta oltre 100. Gira per Padova sempre in bici, ovunque lo richiedono sempre per testimonianze. Vittorio ha una parola sola e non concepisce mai alcun compromesso. Ha i capelli lunghi come le ragazze e bianchissimi. Bella figura, erede di una famiglia di falegnami. Ha subito una vita tribolata : moglie - figli - numerosa famiglia -, uno ad uno sono tutti andati, l' hanno lasciato solo come un cane che dona - regala libri anche antichi ai suoi amici ed uno sono io - legge sempre i quotidiani locali e taglia e ritaglia articoli per archiviare e testimoniare fatti e misfatti. Fino alle 10 di mattina Vittorio Marangon non risponde al telefono - deve documentarsi sempre ed è difficile "fregarlo". Poi cominciano le telefonate per chiedere favori e altro - sanno che Vittorio non dice bugie e l'ultima parola è sempre sua. Ha sempre avuto la passione del ricercatore archivista. Il Centro Luccini di Padova si onora e deve a lui la raccolta di materiale raro ed originale -Vedi i processi del Vajont-terrorismo del 68 - processi vari - tutti i 20 anni sono oltre 100 faldoni in cui Vittorio è stato presidente delle Acli per la provincia di Padova-. Poi le testimonianze dei suoi lunghi anni in cui fu sindaco a Selvazzano - tutto di tutti -. Ha una bici in ferro tipo militare, un impermeabile che lega dietro la sella, perchè non s' infili nei raggi delle ruote. Legge senza occhiali e non partecipa a cene di qualsiasi colore esse siano. A Vittorio Marangon nessuno a Padova osa dire no, chè sa troppe cose di tutti ed allora lo preferiscono come amico di comodo - ma Vittorio non chiede mai nulla ad alcuno, s' informa sempre e solo di persona - non dice stupidaggini -. I nostri archivi sono stati una sua iniziativa e il giovedi per Vittorio è giorno che non si tocca. Ha da fare al Luccini ! Ora con l' avvento dell' informatica, tutto quanto lui ha raccolto, viene "passato in floppy"- ci vorranno persone ed anni prima di poter accorpare tutto quanto con biro-forbici e matita da solo Vittorio ha cominciato 30 anni fa -. Se in città qualcuno chiede del Luccini - il nostro Centro Studi - subito poi o forse prima, domanda di Marangon, del maestro Vittorio Marangon. I politici locali e la chiesa passano e vengono anche spesso scordati. Vittorio è una persona quasi una istituzione che nessuno osa chiedere : e chi è?
In pegno per precauzione pei luoghi che frequenta c'è sempre una pompa per la sua bici, chè rimanere a piedi a lui sembrerebbe ridicolo e mai chiederebbe un passaggio in macchina. Tosi l' avv., Randi della libreria Draghi, Vittorio Marangon sono coloro che seppur in là con gli anni a Padova fanno opinione. Ne sono rimaste poche di queste testimonianze, pochissime, ed io bisogna che mi sbrighi a scriverne i ricordi e mandarli a Franco Giannini per il suo blog. Si corre il rischio di parlare fra non molto di coloro che sono stati.