lunedì 30 giugno 2008

1% DI BIOCARBURANTE DA DOMANI 1° LUGLIO ??


di Franco Giannini


Non so se debbo fidarmi o meno, comunque la riferisco come la leggo prelevandola dal sito http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=8409 . e fatene l' uso che volete.
A partire da domani 1° Luglio, altra conferma da http://www.ecoblog.it/post/1728/biocarburanti-obbligatori-dal-1o-luglio e da
http://www.ansa.it/main/notizie/rubriche/approfondimenti/20060629103533973253.html secondo quanto stabilisce una direttiva comunitaria n. 30 del 2003, e attuata dalla legge nazionale n. 81 dell' 11 marzo 2006, dovrebbe (condizionale d' obbligo) essere imposto ai produttori di carburanti, l' inserimento di un' 1% di biocarburante (etanolo) nelle loro pompe e di conseguenza nei nostri serbatoi. Questo 1 % dovrà successivamente essere portato al 5 % nel 2010 per toccare poi 1l massimo con un 5,75 % come previsto per noi italiani dalla quota fissata dalla CEE. Il tutto per un miglioramento dell' aria con una riduzione di emissioni di anidride carbonica ed una minore spesa per l' approvvigionamento petrolifero, dovuta alla sua riduzione appunto di quell' 1% di iniziale fabbisogno.
Spero che tutto ciò sia vero e che Tremonti faccia rispettare ciò ai suoi nemici Petrolieri a cui ha dichiarato guerra, ma, a quanto pare, non ne ha ancora deciso la data di inizio delle ostilità. Questa potrebbe fare al suo caso solo che lo volesse. Solo un dubbio...ma se è vero tutto ciò, perchè si tanto silenzio ? Un ribasso, di pochissimo, ma dovrebbe pure risultare sul costo del carburante. Non vorrei che questa stitichezza di notizie fosse causata proprio nel remoto timore di perdere quel 1/1000 (spero di più, ma non mi faccio illusioni) di € al litro al quale non possono rinunciare.
Un altro dubbio, ma dove andiamo od andremo ad acquistare questo etanolo, perchè da quanto ne so, conosco da che cosa si ricava, ma non ho mai sentito parlare di produttori a livello nazionale che si stessero preparando al caso. Non vorrei che fossimo già costretti con questo miserevole 1% ricorrere a fornitori esteri. Dipendenti anche per 1% di biocarburante, sarebbe come autonominarci " incapaci" di ogni cosa. Salvo logicamente quelli che, con i gradi di "Furbo" provvederanno al fai da te, classico di un "ingegno" tutto italiano.

LACRIME DI CLEMENTINA


di Dario Petrolati


Prima o poi la Giustizia trionfa.
Clementina Forleo nell'ora del riscatto ha ottenuto giustizia, nella sentenza è stata sancita l' uguaglianza di tutti davanti alla legge. Prima di chiamare il marito," Amore, mi hanno assolto ", da donna coraggiosa, come solo le meridionali possono essere, ha respirato mentalmente, ma da farsi pure udire: "Spero accada lo stesso a De Magistris" .
Questa giovane donna, sempre in pantaloni coi capelli lunghi come una studentessa, non ha mai chinato la testa, eretta col passo rapido, colmo di dignità, si è presentata tra i marmi freddi del Palazzo di Giustizia per assistere alla pronuncia della sentenza che la riguardava.
In aula, il Presidente Nicola Mancino e tutta la commissione ancora in piedi, dopo la lettura e lei senza fiato, emozionata, rapidissima, pronunciava qualcosa di incomprensibile, si capiva a mala pena qualche parola, si percepiva emozione e lacrime trattenute per rabbia.
Delle frasi spezzate con parole che chi voleva ha potuto udire : "De Magistris, De Magistris,.....,la giustizia trionfa.
Caterina Forleo è sempre stata un personaggio scomodo, controcorrente, specie dopo la morte in un oscuro incidente stradale dei genitori, non ha mai voluto credere all'accidentalità del caso, ha sempre parlato di oscure minacce, sino a rifiutare la scorta che Via Moscova era tenuta a fornirle .
Ha sempre detto a chiare lettere che il pericolo era " dentro" e non si fidava di chi avrebbe dovuto proteggerla.
Non sa tacere se vede una ingiustizia, come quando tra lo scalpore generale definì "guerriglieri" quegli islamici che erano stati condannati come" terroristi".
La sottigliezza dette fastidio a troppa gente, che non poteva e non voleva capire che si può parlare un' altra lingua, avere una religione diversa, ideali che durante la nostra Resistenza definimmo patriottici, perchè allora quando non comprendiamo, per nostra ignoranza, subito riconosciamo il torto l'errore di chi dovremmo capire e se proprio non riusciamo allora è nostro dovere almeno tacere.
Il poliziotto , poi destituito ,c'era un filmato che provava l'affermazione della Forleo,faceva sbattere la testa di un immigrato contro un lavandino,ecco chi era allora la vittima di un illecito procedurale, ebbene chi avrebbe dovuto con la divisa difendere il più debole ebbe l'improntitudine di denunciare il suo vittimismo, ma la Forleo difese la Giustizia e chi portava disonore fu destituito dalla polizia per pestaggio.
Dopo tanto penare e sofferte ingiustizie la Forleo è stata addirittura promossa Giudice di Appello
Dopo aver stretto la mano al suo accusatore, il pg. Sorrentino, per ben due volte, tale era l'emozione che lo stesso Sorrentino ha detto ad alta voce: "Sono contento per lei dottoressa Forleo" .
La nostra coraggiosa rappresentante della legge non resiste poi e si fa intervistare: "E' stato dimostrato il principio dell' uguaglianza di tutti davanti alla legge, diversamente si sarebbe creato un pericoloso precedente:
Si può essere condannati per avere scritto delle ordinanze, che se motivate, dovrebbero essere insindacabili. I politici si sono sentiti diffamati, hanno detto che la trascrizione delle intercettazioni erano"spazzatura".......Ecco qua, per me sino ad ora è stato il momento del castigo, ora spero sia arrivata l' ora del riscatto ".

Se tutte le ragazze, i giovani avessero il coraggio di Clementina allora ci sarebbe un esempio da mostrare chè l' Italia ha ancora sangue, idee, solidarietà , che è un Paese solo per un attimo oscurato accidentalmente.
Dal momento della Sua apparizione e De Magistris ed altri magistrati scomodi alla opinione che conta, ho sentito che c'è una Italia per cui tifare, il nostro paese deve smetterla di essere la nazione dei precari. Dobbiamo gridare e fare basta con la gioventù tradita.
Il nostro Paese ha ancora molto da dare, ci sono altri Rinascimenti e scuole per l' umanità futura.

domenica 29 giugno 2008

QUEL BANCHETTO DI PIAZZA SAFFI


di Franco Giannini

Ieri, sabato 28, un caldo afoso malgrado l’ ora non fosse più quella della massima calura pomeridiana, bensì quella dell’ inizio del quasi obbligato “struscio” quotidiano di Corso 2 Giugno ed ancor più ieri considerando la semifestività.
Mi ero ripromesso ed avevo già dato la mia adesione all’ iniziativa “Aboliamo le Province” ( http://scaloni.it/popinga/ ) e non potevo comportarmi diversamente con un “bidone” agli amici Scaloni-Mazzufferi nascondendomi poi dietro la scusante caldo.
Sono sbucato dal Corso su piazza Saffi e quasi il “banchetto” mi passava inosservato, tanto era appartato sul lato in ombra della piazza, accostato ad una transenna, piccolo, quasi a scusarsi di essere stato posto li.
Un piccolo tavolo dicevo, tre sedie pieghevoli, un manifesto in bianco e nero su cui campeggiava il titolo in bella evidenza che riassumeva lo scopo degli organizzatori: ABOLIAMO LE PROVINCE.
Due ragazzi del Meetup che raccoglievano firme, due signore che con la scusante della firma si erano sedute al pseudo fresco ed avevano allacciato un occasionale “bottone”, Marco e Gianluigi, che si impegnavano nel volantinaggio, o quantomeno tentavano di farlo.
Intanto, da quello che ho potuto constatare in quell’ oretta che mi sono fermato e chiacchierato con firmatari e amici Blogger, mi è nato il presentimento che riceverò in casa qualche avviso di reato: si il reato di “Offesa Maestà del Diritto alla Propria Privacy”. Non so se esiste, qualora non esistesse, però, bisognerebbe organizzare un nuovo “banchetto”, con manifesti colorati (uno a caso…l’ azzurro o… il verde, ma no il verde è troppo,… troppo inflazionato), musica, veline, e tante foto di San Lui, lo sponsor, per proporla.
Infatti non è pensabile che un cittadino qualsiasi, in una piazza centrale della sua città, manifesti la sua volontà alla luce del giorno, sottoscrivendo una petizione popolare: ma quando mai, allora la Privacy perché è stata inventata, e soprattutto per chi ? Se hai un tuo parere, in nome della democrazia e libertà, tienilo per te, se poi “IO” (LUI ndr) avrò bisogno del tuo parere ti farò sapere cosa dire, quando e come dirlo.
E’ una battuta populista (non molto distante dalle realtà attuali) che mi serve per allacciarmi al comportamento di alcuni Senigalliesi, che “strusciavano” nelle vicinanze del “banchetto”.
Il “tosto” e “navigato” Gianluigi, li avvicinava con i suoi soliti modi educati e pacati . Con educazione come si era proposto, spesso, fortunatamente non sempre, riceveva, imperturbabile dai passanti, più che dei categorici rifiuti, che sarebbero stati anche comprensibili per chi veramente non d’ accordo con l’ iniziativa, incomprensibili gesti, mezze parole, allungo del passo, se non un cambiamento già a distanza, dell' iniziale previsto percorso.
Mi piacciono le aringhe, le sardine, una volta anche le sarde… ma i tempi passano, ma i pesci in barile di natura umana non li sopporto. Scusatemi ma ho un rigetto…
Innanzi tutto se uno mi porge in maniera civile, un volantino, lo accetto altrettanto civilmente, lo lego e poi eventualmente decido. Non accetto l’ arroganza né di chi fa volantinaggio (assolutamente assente nel nostro caso) né di chi con un “dribbling” lascia sul posto con il volantino in mano, come un fesso, il distributore del foglietto.
E’ anche in simili occasioni che si dimostra senso civico, coraggio delle proprie azioni, dei propri ideali, delle esternazioni, delle volontà, che possono anche non coincidere con quelle dell’ iniziativa. Basta averne solo il coraggio, l’ "evitare" va definito con altri termini….
Mi si dirà, che anche questa è libertà di non partecipare, libertà della propria privacy, libertà di essere lasciati in pace…forse o meglio sicuramente.
Ma è anche una mia libertà il volerlo sottolineare, sperando che qualcuno, nel silenzio tenebroso del proprio anonimato ci si sia riconosciuto tra questi “ liberi dribblatori ” e che valuti in altra maniera la prossima iniziativa, da qualunque schieramento lanciata, quantomeno il percorso, onde evitare quelle penose figure di cui sono stato spettatore.

MORALISTI MODERNI

di Dario Petrolati

Fu , credo per primo, il Dottor Ubaldo Lunardi.
Era anni fa il mio medico di base, a Padova, prima che s' impegnasse a tempo pieno in politica .
Finite le chiacchiere, a due dentro il suo ambulatorio, nel salutarmi col sorriso furbetto il dott. Lunardi usava aggiungere sempre , come se fosse un amichevole rimprovero o gesuitico augurio la parola moralista od anche più compiutamente : lei è un sano moralista.
Arrivavo in strada e a piedi sempre mi son chiesto sino ad arrivare a casa cosa veramente profondamente intendesse usando-aggiungendo la parola moralista al mio nome e cognome, sentivo un fastidio strano chè la parola seppure sviscerata tra le pagine dello Zingarelli od anche nel Battaglia della UTET, mai riusciva compiutamente a rasserenarmi, darmi una compiuta idea su cosa intendesse ed a cosa alludesse il medico così chiamandomi, moralista.
Lui cattolico fervente, appartenente allora a Comunione e Liberazione, sapeva chiaro e tondo della mia appartenenza politica, che ero iscritto al Partito ed impegnato saldamente in C.G.I.L. e impiegavo il mio tempo, le ferie, permessi sindacali, anche i riposi suggeritimi per prendere fiato, darmi una calmata per il mio fisico, nel mio interesse chè di salute una sola ne abbiamo, insisteva con consigli ammantati da quella apparenza di persona per bene , insisteva - insisteva sino al giorno in cui il Cavaliere scese in campo.
Allora apertamente il mio ex medico di base ,sempre tanto premuroso, pieno di figli, che non farne con una bella moglie sarebbe stato peccato mortale per un credente praticante, aderì a Forza Italia.
Divenne un alto dirigente regionale( http://www.ristretti.it/convegni/cultura/lunardi.htm ) e nella classifica dei maggiori contribuenti provinciali ha sempre occupato il primo posto.
Posso capire i redditi propri dovuti alla professione, ai quali bisogna assommare quelli della moglie, neurologa che tuttora esercita privatamente in Padova ed a Bassano presso l' Ospedale Civile , il passaggio della lira all'euro, cerco di capire ma non mi capacito come e quanto si possa tanto guadagnare e farlo sapere, operando nel campo della salute.
Ho poi rivisto nei Palazzi del potere in Veneto il mio ex medico di base, pare che il tempo si sia fermato , ha sempre lo stesso aspetto quieto, furbo dallo sguardo che vede lontano e non si spreca in saluti che non rendono.
Dubito si ricordi di me, suo paziente , uno dei tanti, quello che sempre chiamava "moralista".
Quando poco più che ragazzo , vivevo allora a Roma ove lavoravo per le " Generali " leggevo Elemire Zolla in una edizione meno che economica di Garzanti, era un libretto che avevo trovato in Via del Babuino e spesso per strada in attesa di un qualcuno che tardava, tentavo di andare avanti e capire il pensiero filosofico-morale dell'autore, niente da fare, per quanta pazienza - calma ci mettessi non sono mai e mai pesante ripeto ho capito il fine , la morale di quei pensieri forse troppo avanti per i miei studi di autodidatta, così mi accade ora, qui a Padova , sempre in Italia, in altro contesto, non riesco a scrivere in cifre il danaro espresso dalle proprietà del nostro padrone di casa e nemmeno la facilità con la quale vengono elargiti ricononoscimenti ai suoi adepti.
Un solo padrone e tutti yes man, fascisti, preti , categorie disparate di ballerine e gente di avanspettacolo, troppi si vendono comprano, i soldi non sono un problema, basta non disturbare con sembianze comuniste, solo ubbidire chè i soldi potrebbero anche sparire tutti, sembra non servano più , come se si potesse tornare al baratto.
Ma se tutto ormai è finito dall' altra parte, logica-illogica, pensieri, dubbi, cosa facciamo e come per avere nuovamente diritto alla nostra dignità.
Attendere che qualche martire ( Falcone-Borsellino ) ci ridesti , ridia coraggio minimo per pretendere non più l' indispensabile ma quella giusta serenità che spetta a uomini, donne, ai derubati, ingannati che stupiti, inebetiti, impauriti pare stiano per chiedere pietà.
No questo è impossibile, non deve succedere.
C' è un limite per tutto.

sabato 28 giugno 2008

CIMITERO DI CHI CREDE VIVERE.


di Dario Petrolati

Ho sempre sognato.
A sproposito spesso, altre volte senza sapere da dove venisse l' imput, magari per reazione con un fatto che nulla aveva a che fare con il momento di vita.
Allora dopo aver pensato, non troppo però, magari trangugiavo un sedativo per calmare l' ansia, la paura immaginata che mi si fermasse il cuore, chè m'è sembrato sempre troppo presto, volevo vivere, vedere, sapere.
Ho cambiato strada, eufemismo, sono corso da un medico perchè mi aiutasse a risolvere l' inesistente problema, che mi appariva però gigantesco, sproporzionato, anche volgare.
Nulla da fare, per l' impreparato taumaturgo per lo sfortunato, difficile soggetto, sempre io.
Dicendo piccole bugie inutili mi son sentito spesso colpevole di gravi reati e quando invece, da vigliacco ho tradito, allora subito una scusa plausibile ho trovato e ciò potrebbe essere accaduto più di quanto ricordi.
Qualcuno un giorno, ai giardini di Senigallia, era un pomeriggio di mezza estate mi disse che ero un "metereopatico", nulla di grave e di strano, succede a molti, a tanti, ma io provai ancora più disagio perchè sentirmi vincolato addirittura alla natura mi umiliava quasi e dava rabbia.
Questo succedeva forse anche perchè ho sentito sempre estranea la natura, se non addirittura nemica, chè la mia sempre indicibile malinconia mi rapportava a pensieri quasi leopardiani, come poi infatti Randi mi disse molto molto più tardi nella sua Libreria a Padova, quando leggendo i miei versi presi a caso, da sottoporre a Camon per un giudizio, "ecco" - mi disse -, "il mio amico.............marchigiano, poeta leopardiano che mi onoro di avere come estimatore e confidente".
La gente si girò e mi osservò e prese ad arretrare per non offendermi, chè la vicinanza fisica sarebbe potuta essere gesto troppo sfacciato.
Ma mentire a me stesso, scioccamente forse, chè il dubbio sempre mi fa ombra, non ho mai capito a cosa volesse approdare e se inconsciamente o scientemente. Menti Bruno, il bravo e modesto pittore veneziano, amico di giochi infantili di Hugo Pratt sempre mi dice che il fascino più elevato delle mie poesie consiste nel perenne dubbio che aleggia ovunque, attorno alle persone che descrivo ed anche ai luoghi che sempre quelli sono: Chiese, suore, gioventù che corre a piedi o scorrazza in bici per traverso senza ordine , creando un ambiente quasi alla Truffaut, a quel cinema di cultura sentito nell'aria senza sapore di cibi ma soli amori in fuga verso precipizi ingiusti.
Così che le giornate sembra passino, a volte si rincorrono nervosamente rispecchiando lo stato d' animo sempre inquieto o pauroso del buio come quando si è bambini o la coscienza fuori posto sembra dire che non si fa e non si dice, cosa di specifico poi vattelo a sapere, l'importante sgradevolmente presente ovunque e sempre c' è il disagio o la speranza, poi frustrata di nuovi ideali.
Con questo ragionare sempre a metà i miei amici, una donna mi pare sia stata per prima, hanno cominciato a stupirsi, come per gioco, che io non fossi mai stato a Parigi.
Parigi di quà, Parigi di su, di là, tanto che l'argomento prese una piega quasi seria eppoi un giorno fu un altolà generale del Centro Studi (Luccini - NdR), chi portava guide esauste, cartine topografiche, cartoline e suggerimenti perchè sfruttassi ed assorbissi l' aria di Parigi come si confà ad un artista, per tutti il poeta.
Arriva il giorno della partenza e tanta agitazione addosso.
Al piccolo hotel de l' Operà, in discesa e salita con strada sempre pulita ed acqua lungo il marciapiede chè non un briciolo di polvere doveva levarsi mai, dormii pochissimo e di notte al 5° piano, dalla finestra, osservavo il fondo del cortile colmo di barattoli e gatti che saltavano, fuggivano, giocavano forse. Pareva rivedere un film di Beker, tipo " un condannato a morte è fuggito", si sentivano le voci degli inservienti che ordinavano alla rinfusa l' invisibile magico cortile profondo come la gola dell' inferno.
La mattina, prestissimo, dopo il primo caffè imboccavo una strada che avrebbe dovuto portarmi verso l' Arco di Trionfo, la Torre, Montmartre, i Boulevards , possibilmente simili o proprio quelli degli impressionisti.
Ma dentro un palazzo, un museo, solo da fuori, volevo, e l'ho fatto, sentire il respiro della gente le risate con la erre moscia o quella rotolante, osservare la camminata, l' andatura dei turisti, sedermi sui gradini dei marciapiedi. Ovunque, ho solo camminato sempre anche con la pioggerella e lungo la Senna aspettavo aprissero quei cassoni pieni di libri che hanno un nome speciale. Ho provato ad entrare dentro Notre Dame, che delusione, una puzza di gente sudata e buio pesto, più bella da fuori, ma mi ha deluso per le proporzioni eppoi di metro in metro per caso sempre per caso sono arrivato al Cimitero degli Artisti, avrei potuto vedere finalmente la Tomba di Maupassant. Che bel cimitero veramente silenzioso con tutti quei nomi, cantanti, attori, scrittori la cultura universale a riposo tra sassolini e muschio e silenzio presuntuoso logicamente colto da invidiare. Lungo un muretto di cinta, dimenticata, una piccola pietra anche sdrucita con scritto appena Jean Seberg. Ho sentito voglia irrefrenabile di piangere, il volto piccino e ridente, i capelli cortissimi da ragazzo, biondi, la bocca e la voce seppur doppiata e la tremenda vita ingiusta sempre da fuggitiva inseguita dalla perfida CIA e l' altra polizia internazionale americana sempre alle spalle solo perchè aveva amato, dato amore, anche all' atleta di colore dal guanto col pugno chiuso a Città del Messico. Comunista, peggio di puttana-ladra, per loro era peggio e doveva non esistere chè la poverina , fatti i conti visse meno di 40 anni anche se ne dimostrava 20. Si suicidò alla fine e fu trovata nuda dentro un taxi. Nessuno volle riconoscerla, guai, per carità, che disordine ed infame l' umanità, prima ti usa eppoi si gira.
Ora quel che resta è lì sotto dimenticato e solo per i servizi di cinema quando è indispensabile il suo nome, allora ritoccano la pietra povera, tolgono gli spigoli rotti e posano per le foto mazzi di fiori rubati ad un' altra tomba lì vicina.
Si torna nell'oblio manco l' inferno sotto l'umido Cimitero degli Artisti accanto al muretto di cinta senza dar fastidio.
Le ho viste tutte quelle tombe, ho letto i nomi, preso appunti e pensato-pensato, cosa non lo posso dire non mi va è roba mia.
Poi sono ritornato anche il giorno dopo e subito ho ritrovato Jean Seberg.
Aria di Parigi , vite e quartieri , colori della pelle e lingue universali.
Quando potrò economicamente ripercorrerò quelle strade sempre a piedi chè ho la certezza di avere scordato dietro un angolo qualcosa che ho cercato qualcosa che non so ma deve esserci.
Aria di Parigi.

venerdì 27 giugno 2008

IL SIG. ROSSI E IL PICCOLO RICCARDO : CHI E’ PIU’ SPORTIVO ??


di Franco Giannini


Non è una lettera è un semplice sfogo, ma almeno per questa volta non tocco i politici, occupati come sono a risolvere i primari problemi del paese: Intercettazioni, Raccomandazioni, Lodo Schifani e Loro Sicurezza, PD o RED, Dimostrare ora o rimandare a Settembre con il fresco. Ed allora:
Caro Sig. Antonio Rossi,
mi dispiace doverglielo dire con tutta franchezza ma il suo comportamento, lo posso comprendere, ma non lo posso accettare.
Lei, un campione di canoa (manco uno sport d’ elite) ma proprio per questo ancor più campione, perché i suoi inizi, saranno stati fatti di sacrifici duri, veri, con alzatacce senza benefit, trasferte basate su pranzi al sacco (come li hanno fatti del resto un pò tutti i neofiti nati “dalla miseria” di questo nobile sport che è il canottaggio nel senso più ampio) di ritorni in sede in giornata con ore di pulmino con le canoe e barche al seguito sul carrello o nelle trasferte più impegnative, pernottamenti in alberghetti in quattro in una camera. Ma è grazie alla sua costanza, passione e serietà, ha avuto la “fortuna” (per merito ben s’ intende) di entrare a far parte del prestigioso gruppo sportivo delle Fiamme Gialle che le ha permesso e le permette una vita dignitosa (ed “invidiata” da tanti sportivi e non) e che lo sta conducendo verso la quinta Olimpiade. Non doveva però cadermi dove è caduto con l’ esternazione di andare all’ Olimpiade di Pechino, con un “Braccialetto per il Tibet”.
Può servire solo per lanciare una moda e venderne milioni di pezzi, magari perché no, in nome del Tibet e nell’ interesse degli speculatori. Le lotte si fanno, e lei me lo insegna, a forza di sacrifici, ed in questo caso il sacrificio stava nel non partecipare.
Spero solo, visto che per essere campioni occorre oltre che la forza muscolare, soprattutto intelligenza, che una frase simile, un’ idea si balzana, non sia uscita dalla sua bocca volontariamente, bensì le sia stata messa in bocca e lei come uomo immagine ne abbia riprodotto solo il suono, e magari invece come sportivo se ne sia sentito mortificato due volte : una prima perché incapace di opporsi e secondo perché ciò non da lei condiviso.
Oltre tutto un simile intervento lo avevo previsto e da dire che io non sono uno molto lungimirante ( http://scaloni.it/popinga/la-xxix-olimpiade-moderna-di-lhasa-o-di-pechino/ ) che qualche atleta “forzatamente” avrebbe trovato una soluzione facile facile per accontentare “Capra e Cavoli”.
Ma se ne faccia pure una ragione, lei è alla fin fine solo un atleta che ha “pensato” questa trovata. Immagini chi invece, e si tratta di una primaria azienda nazionale, che per un semplice spot televisivo, prima l’ ha fatto, poi ci ha ripensato e per non inimicarsi la Cina, gli ha chiesto scusa perchè il Richard Gere cinematografico (legato al Tibet) lascia le impronte delle sue mani sulla neve vicino a quelle di un bambino tibetano. Ecco come ci rende il dio profitto, genuflessi in modi sconci.
Ecco che allora il mio pensiero, corre verso quei 250 bambini che hanno disputato, giorni or sono, un torneo di calcio a Padova, dove tutti ne sono usciti vincitori, dove un ragazzino di nome Riccardo, è stato segnalato quale miglior portiere, dove lo stesso ragazzino per l’ emozione si è sentito male la notte, dove le pagine del giornale locale Il Gazzettino hanno dato evidenza a questo torneo giovanile, dove questo ragazzino, in ferie a Bibione con i suoi genitori è stato convocato a Padova per una nuova partita ma che appena terminatala ritornerà in vacanza nella stessa serata, dove il contorno di pubblico sarà composto dall' insieme di genitori e nonni: quelli di Riccardo non avranno contrassegni politici o militari, saranno semplicemente mamma Sandra, papà Fabrizio, nonna Olga e nonno Dario.
Se proprio poi vogliamo vederci degli sponsor, va beh !, per questa volta pizza e gelato pagato.
Ma caro Antonio, e questo lo sai anche tu anche se non puoi dirlo, è la vera essenza dello sport…ingenuità, passione, spensieratezza, e tanta onestà che i genitori inculcano nelle menti dei bambini e che a volte (ormai troppo spesso) viene influenzata in modo negativo da chi del vero sport ne ha fatto uno sporco Business, ed oggi anche sporche transazioni politiche.

UNA PERSONA DA IMITARE (Emilio Rosini... jesino doc !!)

di Dario Petrolati

Era ferragosto, caldo come quest' anno, quel pomeriggio che ebbi la fortuna-premio di conoscere Emilio.
Di lui avevo già letto varie, tantissime espressioni, della sua intensa vita, sapevo che era marchigiano come me, anzi di Jesi, la Città di Federico sempre primo in tutto che commise un solo errore : non s' inginocchiò al Papa ed il fatto gli fu fatale.
Ho sempre subito un fascino smisurato per l' Imperatore nato dalle mie parti, l' immensa intelligenza e la sua vita ho sempre cercato di sapere attraverso libri scritti da storici più disparati per cercare di capire, almeno da lontano, fino a che punto quell'uomo generato da Costanza in mezza età, sia riuscito a vedere la verità della vita e di quanto la stessa fosse frutto , benevolo e malevolo, senza farsi indottrinare dal clero o papato del caso.
Il fatto che anche Emilio provenga da quelle parti mi ha sempre incuriosito, almeno ora, dopo che entrambi siamo andati " in pensione", avevo la possibilità sfacciatamente allegra di poter vedere ed udire l' avvocato che quando facevo il liquidatore sinistri, mai ero riuscito ad offrigli generosi onorari pur di tagliare sulla sorte. Mai vuol dire mai, e con lo Studio Tosi-Rosini non sono riuscito a definire un danno liquidando la sorte nell'interesse del mio datore di lavoro brillando poi sugli onorari legali. Per quasi venti anni, l'avvocato ha sempre e solo parlato prima degli interessi del suo cliente eppoi delle sue spettanze.
Col passare degli anni siamo arrivati alla data in cui si cominciano a sommare e detrarre le azioni, i tentativi, le ambizioni, insomma si tenta di fare un calcolo più o meno obbiettivo della propria esistenza, arrivano le occasioni che credevamo perdute ed invece si possono vedere, toccare persone ed udirne le parole che o solo per telefono o per scritto si era sentito l' umore.
Così quel ferragosto, ora non ricordo il motivo, Emilio mi fissò un appuntamento a Padova, lui veniva in treno da Venezia ( ove abita ), e dopo le 14 sotto quella calura che ancora mi pare indossare, in piazzetta Petrarca, vicino all' Abbazia del Carmine ci sedemmo al tavolo di un baretto semivuoto e durante la bevuta del caffè lo investii di domande-domande per conoscere dalla sua viva voce le azioni politiche, il travaglio e le le lotte parlamentari vinte e perse nella sua onorata carriera di parlamentare.
A me interessava sapere della democrazia culturale del periodo del " Manifesto", il caso del " Dottor Zivago" dello strapotere di Alicata, sapere insomma la verità almeno ora dopo tanto tempo, dopo le espulsioni, dopo le frazioni e come si viveva davvero nel bottegone quando comandava Togliatti ed Ingrao ed Amendola sostenevano tesi opposte sino a commuovere o per partigianeria si finiva col tifare per l'uno o l'altro. Erano tante le cose, le storie non scritte, sentite e mai dette che capii così all'improvviso che sarebbe stato più logico e costruttivo tacere e far si che Emilio, capito il mio stato d'animo, parlasse liberamente solo lui chè i fatti, gli anni erano troppi ed io non sapevo,immaginavo molte cose. Bastava leggessi il suo ultimo libro " L'ala dell'angelo" e mi sarei commosso di fronte a questo uomo che mai ha piegato la schiena e credendo ciecamente negli ideali del riscatto dei deboli-sottoproletariato ha impiegato tutta la sua vita ha combattere le ingiustizie e le bugie sicuro, forse, che sarebbe venuto un giorno in cui lo sfruttamento dell' uomo sull' uomo non sarebbe stato che un vago-lontanissimo spregevole ricordo. E le confidenze di tanti anni di vita intensamente impegnata mi hanno lasciato un ricordo che sempre ho davanti come se avessi visto sentito tutta la sua esperienza con delusioni e dignitosi dolori nascosti .
Emilio anche con spirito intelligente mi ha confessato la lunghissima esperienza politica con nomi, luoghi , colori che sebbene io sappia di fatti in maniera indiretta , tanto e tale è stato il suo desiderio di trasmettermi ciò che io desideravo conoscere che da quel giorno ogni volta che leggo qualcosa da lui scritto, oppure ho la fortuna d' incontrarlo mi pare di averlo sempre conosciuto e di essergli stato compagno di vita nelle sue avventure, nei suoi ideali che mi sembra siano sempre stati anche miei.
Ogni volta che ci vediamo magari ci sfugge una battuta in marchigiano, succede allora che lo sento parente oltre le idee comuni ed i pensieri che pure sono separati.
Ecco, io spesso lo penso, e cerco di capire anche le tante cose di cui ancora non abbiamo potuto parlare.
Se ci fosse più possibilità e tempo disponibile credo che da Emilio potrei imparare tante cose ancora, senza dover ricorrere a libri o riviste, dalla sua viva voce potrei conoscere la storia che cerco e di cui non conosco i confini.
Sono sempre grato della sua amicizia regalatami, è cosa preziosa che mi porto dietro con cura.
Emilio è uomo, sempre da imitare.

giovedì 26 giugno 2008

SE QUESTA E' VITA.


di Dario Petrolati


Quando ieri sera sono tornato a casa dopo una giornata durissima, per il lavoro, per il caldo mal sopportato, pur avendo i condizionatori in ufficio che sono andati ininterrottamente, per il pensiero che qualcuno potesse stare male senza ricevere il dovuto immediato soccorso, per le tante ragioni che contribuiscono a rendere sempre più difficili questi giorni del 2008, ragioni che ruotano sempre attorno, anche se si cerca di non pensarci , magari per debolezza e vigliaccheria, al costo impossibile della vita che sarebbe più giusto, appropriato, chiamare prova assurda che mai credevo potesse raggiungere certa crudezza, tra l' indifferenza di chi dovrebbe sentirsi responsabile delle troppe vergognose bugie sputateci in faccia sino ad un secondo prima, ho trovato Olga (mia moglie) tirata che anche se mascherava per non impensierirmi, frettolosa -sicura apparentemente, indecisa invece e preoccupata per gli stradini che fino a poco prima avevano steso l' asfalto sulla nuova zona residenziale che stanno edificando ove c' era un bellissimo prato verde con tanti cavalli che sempre correvano e davano l' idea di trovarsi dalle parti di qualche prateria che solo nei films si era visto.
Ecco, debbo aver pensato, lei che ha passato l'intera giornata sola con l' afa opprimente che mal sopporta, si preoccupa della fatica bestiale dei lavoratori manuali che sotto la cappa del caldo hanno dovuto interrompere la stratificazione del bitume chè era impossibile anche solo concepire il lavoro in quelle condizioni, mi spiegava l' odore bollente dell'asfalto nero che arrivava tutto intorno e gli uomini dalle spalle bruciate dal sole che si sono dovuti nascondere dietro le capanne per respirare almeno.
Sono uomini resi schiavi dal lavoro manuale, robusti , abituati alle intemperie, discendenti dai contadini dell'alta padovana, rotti ad ogni fatica senza orario di lavoro, eppure anche loro hanno un limite di sopportazione.
Iniziano a lavorare con la prima luce del mattino sino a sera, fin quando ci si vede, ma ieri non sono riusciti a portare a termine la fatica ,era troppo violenta la sfida e prima che qualcuno svenisse , hanno chiuso il cantiere.
Di questo tentava dirmi Olga tutta impressionata mentre continuava a spostare ventilatori da una stanza all' altra e dubbiosa se attaccare o meno i condizionatori già a quell' ora, chè la corrente ogni mese aumenta di prezzo, come il gas, come il mangiare, come tutto ormai senza tregua.
Pare il costo della sopravvivenza un incubo , una sfida ; c' è aria di follia in giro ad ogni ora.
Basta accendere la tv., ed è tutta una lite, un urlo arrogante che pare intimidito, anche di più pure il Presidente della Repubblica pure, non si può ascoltare il telegiornale, mentre si mangia, la paura e lo stupore incredibile per il comportamento di chi comanda e di chi vorrebbe comandare è indescrivibile, se non fosse tragica ,la situazione, ci sarebbe davvero di che ridere.
Non si può, non si può , non si deve ,eppure osano, alzano il tiro e non sanno nemmeno che ci siamo noi.
Noi chi , cosa?.

mercoledì 25 giugno 2008

L’ € UNA VALUTA COME LA TEMPERATURA….


di Franco Giannini


Ho la sensazione che l’ sia una moneta che più che un valore ben preciso, oscillante si, ma regolato dall’ attualità dell’ economia, subisca, nel contempo delle “percezioni” . Un pò come lo si ha con il caldo di questi giorni. Il termometro segna 38° e tu ne percepisci 42°.
Una volta, ma neppure secoli fa, si acquistava una pizza e si sapeva che avresti grosso modo speso circa 15 mila Lire (le vecchie). Oggi acquisti la stessa pizza, la paga 15 € (30 mila delle vecchie lire) e se parlando con qualcuno gli riveli di sentirti come derubato, allora ecco che ti senti anche umiliato nel sentirti rispondere “…neppure tanto sai !!”.
In neppure dieci anni, il prezzo è più che raddoppiato, ma il brutto è che ci stiamo adeguando senza batter ciglio, non so se per nasconderci dietro il dito dell’ impotenza, o per la non rinuncia almeno ad una pizza
Perché dico questo ? , perché è di oggi, ma anche di ieri e dell’ altro ancora, del rincaro del pesce (che tutti si attendevano ma...).
Il pesce è tornato sulle nostre tavole”, si diceva lunedì al ritorno al lavoro dei pescatori, “..sarà un po’ più caro ma almeno ci sarà” .
Oggi leggo che gli scampi dai 45/50 € che costavano prima dello sciopero, ora costano 65/70 € .
I calamaretti da 28/30 a 45, il rombo da 28/30 a 45, le sogliole da 16/17 a 28, le canocchie da 7/8 a 14/15 € .
Ora sono due le cose che mi chiedo? Gli scampi un aumento del 30% circa, le canocchie quasi del 100%. Per carità non mi venite a dire che dipende dal fattore della domanda e dell’ offerta o della quantità pescata o altre scusanti in questo momento del tutto puerili.
Vorrei sapere a quanto è stato pagato questo pesce a coloro che hanno rischiato la pelle per andarlo a pescare e che risentono per primi il prezzo del gasolio.
Sento puzza, non di pesce perché quello almeno è fresco, ma di vecchia speculazione….
Chi per il momento non ha aumentato, almeno dicono, o al massimo di qualche euro, ma già i prezzi erano alti e le porzioni microscopiche, sono i ristoratori. Ma si sa un piatto ben presentato con tanti schizzi di colore e poca “sostanza”, un paio di euri in più li regge tranquillamente “…sa anche noi ci siamo dovuti adeguare…al minimo proprio per tutelare la nostra clientela”. Si fa felice e canzonato chi magari ha da spendere e neppure sa come e quando e dove mangiare il vero pesce e non semplicemente visionare un quadro d’ autore posto su di un piatto. Ma questi i soldi li hanno e che se li spendano come peggio gli piaccia.
Il problema è per quelli che vorrebbero mangiare le pannocchie, che già raramente potevano permettersele prima e che ora dovranno guardarsele muovere nelle cassette ed aspirandone solo il profumo.
Ma anche qui, purtroppo, non si sentirà l’ urlo imbestialito di gente stanca, che si sente derubata, ma ci sarà la solita esclamazione di rinuncia “….non si tocca più neppure le pannocchie, le acciughe e le sardine…” che dovrebbe suonare già di per se offensiva proprio alle orecchie di chi la “mugugna”.
Del resto, se il popolo accetta tutto questo con misericordiosa sopportazione e rassegnazione, come meglio si dovrebbero comportare coloro che sono stati da noi preposti per risollevarci da questo stato di prostrazione, se non sfruttandola per i loro fini.
Che il PD sia stato la delusione di tanta gente sia di centro che di sinistra, è ormai un dato risaputo e che solo chi ci “sguazza” al suo interno, preferisce definire ogni giorno con un termine filosofico e diverso, ma che per me uomo della strada, resta solo definibile con la parola Fallimento.
Ma questo è e resterà fino a prova contraria una mia semplice idea personale che vale per quello che può valere.
Ma leggere che D’ Alema ha “varato una barca” all’ interno del porto del “PD” battezzandola con il nome di RED e con il logo contornato superiormente ed inferiormente dal tricolore, che neppure lui sa che “valore” avrà non trattandosi ne di un partito, ne di una corrente, ma”..un’ esperienza politica e culturale totalmente nuova…” mi lascia perplesso e costernato . Chissà forse una barca di salvataggio per il transatlantico PD oppure più un Mas incursore più adatta per un affondamento . Sta "Roba", altro termine non conosco, ha però già un presidente (De Castro) e guarda guarda, se ne conosce anche il costo d' iscrizione che è di 100 € (la metà per i giovani under 30).
Ecco 100 miseri €, che ogni pensionato, ogni operaio, ogni casalinga, ogni disoccupato sono in grado di levarsi di bocca per soddisfare le ambizioni di personaggi che si sono sempre fregati delle condizioni del popolo bue a totale beneficio della loro crescita borghese, con nuovi look e nuove barche e che hanno dato modo di crescere quelle forze politiche, ora al potere.
Ma il ridicolo sta, che ancora che si chiedono il perché tutto ciò sia accaduto ed i 100 € della tessera stanno ad indicare quanto non conoscano le realtà in cui NOI viviamo.


MODO DI VITA


di Dario Petrolati


Sono fortunato.
Mi spiego , avendo la passione di leggere, ascoltare musica, specie quella di primissima mattina, offerta su radiotre, spiegata ad un neofita come me, che c' è di meglio di Anna Menichetti educata sino all' inimmaginabile, che accompagna musica di Claudio Monteverdi con spigolature di versi sommi ma resi leggeri di poeti vissuti e che sembrava avessimo dimenticato e magari manco conoscevamo ?
Solo ci necessita una scusa, anche inconscia, come l' udir parole messe in fila con grazia e filosofia di vivere, così ci pare ogni volta ricevere un dono, fare una scoperta con lo stesso entusiasmo di come quando eravamo bambini ed i nostri "oh !!" non finivano mai ai sempre nuovi stupori delle scoperte naturali, magari mentre si scavava in terra una buca e credevamo appropriarci di tesori appartenuti a guerrieri e pirati chè qualche "grande " sempre nella nostra infanzia ci deve aver raccontato.
La mente, forse ancora addormentata, si sveglia prende entusiasmo per meglio e più facilmente iniziare la giornata che altrimenti si accampano scuse incoscienti e ci potrebbero uscire finti o reali malumori, tanto così, magari per assecondare una pigrizia nascosta. Gli altri non lo sanno, o forse non mi credono, ed allora continuano a crogiolarsi tra coperte e lenzuola mentre il tic -tac silenzioso dell' orologio accelera la velocità e il tempo all' improvviso , quello della pigrizia-attesa, è già finito.
Invece io ho già sfruttato un pezzo di vita, qualcosa della giornata a cui ognuno crede di aver diritto, che debba svolgersi secondo i propri piacimenti od almeno non troppo accidiosa e sfociare in malinconici pensieri.
Arriverò prima, ogni mattina, a quel traguardo immaginario che mi son prefisso: visto che le ore sono 24, mi piace sfruttare il tempo nella sua interezza chè quando qualcuno mi dice di non avere tempo da dedicare o impiegare per i propri desideri mi viene rabbia e disistima chè io trovo sempre lo spazio per vedere e cercare di capire gli infiniti perchè.
Costa fatica, tanta, a volte mi sento proprio uno straccio, ma per curiosità, bisogno naturale e civile, la paura di non fare a tempo mi giustifica e quasi rende pago in coscienza di fare il mio dovere.
Forse sbaglio, forse, ma ormai ho preso la rincorsa e desidero vedere oltre.

martedì 24 giugno 2008

LA GIORNATA DELL'ITALIANO MEDIO


di Dario Petrolati


Un pugno non avuto pare, un peso a sinistra, dalla parte dove non dovrebbe essere il cuore.
La sensazione affaticata dello tirare avanti la giornata non ancora cominciata.
Chissà perchè arrivano questi pensieri di prima mattina .
Forse non si è riposato serenamente, i figli, gli amici, il sudore immaginato, l' aria che non tira nemmeno con le porte e le finestre aperte, le ventole che girano silenziose come la pala a soffitto lenta lenta che m'impressionò in "Vite Vendute" mentre Vera Clouzot in ginocchio con stracci a mano lavava il pavimento per gli uomini sbracati, senza rispetto, ma coraggiosi, senza diritti, perduti in un angolo di mondo infame .
L' acqua , anche se sporca e ripassata, teneva umido il pavimento ove poi sgarbatamente il piede maschio e polveroso senza riguardi avrebbe lasciato impronte , prima di salire in camera e servirsi della povera serva-puttana, in silenzio, tutto in silenzio chè anche solo gesticolare arrecava noia, fatica , sudore.
Questi ricordi pallidi da Cinema Lido, vengono a mente trascinati dall' afa incipiente, poi durante il giorno i rumori cancellano nomi e sensazioni che scompariranno per gli anni .
Non sempre poi altre immagini subentreranno, chè ricordi e sensazioni non hanno la possibilità di prevalere gli uni sugli altri.
A caso , per destino o è la legge naturale, arrivano e vanno assieme a gioie e promesse non mantenute, dentro la testa sopra il cuore, forse assieme, la vita mescola, cancella, ravviva di nuovi colori immagini perdute, ritrovate, immaginate.
Si levano le luci del sole ad illuminare tetti e finestre ancora chiuse, poi di fretta a recuperare il tempo, come perduto, si addenta la giornata uguale a quella precedente o magari un poco differente, basta poco perchè ci sembri ingiusta oppure fortunata.
Composta di piccoli fatti, sensazioni arriverà stasera e senza ricordarsi dell' inizio di giornata, quasi tappa in salita, dopo lavaggi e sciacquate, si prenderà il quotidiano per rileggerlo con più cura, la radio ripeterà drammi-guerre-ruberie ( robe da uomini ), mentre le tv, pubblica e commerciali, faranno a gara con chiassosi spettacoli di cui c' è solo da vergognarsi.
Dopo la cena , o si prende un libro così per dovere civico, oppure ci si sdraia sul divano e passivamente crediamo di vedere fatti di vita, fabbricati apposta per noi.
Verrà la notte e come il giorno prima il ciclo riprenderà a girare senza che la nostra volontà possa incidere in alcun modo.
Anche questa è la vita, la contestiamo, eppure ci siamo attaccati come se fosse una caramella o un cioccolatino prelibato della Wiennese, storica pasticceria di Padova

lunedì 23 giugno 2008

POVERTA' - DIGNITA'


di Dario Petrolati


Nelle pagine centrali di Repubblica di ieri c'erano foto crudissime , anche commentate dall'amica Miriam Mafai, quando era consigliere comunale a Pescara nell'immediato dopo guerra.
Un servizio crudissimo con foto dolorose che pareva rivedere un film neorealista forse mai nei giri dei cinema, foto che mettevano in evidenza scarponi pesanti ed usurati senza lacci dimenticati quasi, nei piedi di bambini stracciati come i sciuscià che ci eravamo scordati.
Donne e bambini coperti di stracci in attesa che cadesse un miracolo dal cielo, che poi non venne, ma provvidero i padri , coloro che rifecero il Paese distrutto dalla guerra.
Miriam commenta con parole senza veli come si viveva allora, la mutua, le mense popolari, il sapore di minestra che odorava oltre il quartiere.
E si comprava nei negozi di alimentari "segnando", si faceva a "fiducia" ed ogni famiglia teneva il "libretto" ove venivano scritte cifre e date della "roba" che si acquistava.
C' erano, anche di questo molti di noi si erano scordati, il "libretto di povertà".
Non era un marchio, solo autenticava per scritto che la famiglia segnata con nome e cognome era povera.
Questa è la parola cruda e vera che ci fa paura ,terrorizza,credevamo riguardasse un lontano passato che quasi faceva colore, parola tanto cruda che annulla -sotterra ogni illusione , compresa la solidarietà insegnataci dal sindacato che era riuscita a dare dignità a chi si trovava in difficoltà economiche, non più usando anzi facendo un distinguo dalla parola carità, troppo umiliante ed ingiusta.
Ora si parla di aiutare "i disagiati "( poveri )con la "carta per gli anziani", eufemismo crudo per non usare il vecchio Libretto di Povertà.
Qualche euro, non ci sono più le lire, da mettere nel piatto della minestra chè sarà meglio del nulla, significa che anche se non vogliamo riconoscerci nello specchio siamo arrivati, non credevamo toccasse a noi, al capolinea delle illusioni perdute.
I sacrifici tutti, le parole, i pensieri, ora dovremo subire ed in silenzio , umiliati ed offesi stretti in una morsa che non meritavamo.
Fatti i conti dobbiamo almeno ammettere, riconoscere che abbiamo forse sognato di essere un popolo che avesse già troppo sofferto, invece siamo tornati indietro, tanto che pochi di noi pensavano potesse capitare proprio a noi.
Salviamo almeno la dignità morale e stringiamoci attorno alle persone per bene,che pur ci sono.

domenica 22 giugno 2008

DESTINATARIO : CIR33 - LA DIFFERENZIATA AL CIMITERO DELLE GRAZIE


di Franco Giannini


So già a priori che mi potrà essere rimproverato, come più volte ripetuto, che per avere una raccolta differenziata perfettamente a regime, occorrerà ancora tempi lunghi.
So già a priori che mi si potrà far notare che ieri era sabato 21 giugno (ore 15,00), e che i cassonetti posti nell’ area del mastodontico parcheggio, non sono stati vuotati per questo motivo ma che si provvederà a farlo Lunedì.
So già a priori, che questa segnalazione, a prescindere dal suo contenuto, può già infastidire solo perché compare la parola differenziata, soprattutto in questo periodo in cui l’ afa si sta facendo sentire, il che può aggravare ancora il disturbo.
Ma invece in questo caso, trattasi solo di una semplice segnalazione, fatta da un cittadino che cerca di essere ligio e soprattutto che nella differenziata crede. Si però in una differenziata fatta ad hoc. Cerco di spiegarmi, con la speranza di riuscirci.
Nel lato mare del mega-parcheggio del Cimitero delle Grazie, sono stati posti, ben posizionati ed allineati 14 contenitori destinati alla raccolta differenziata, di cui 7 sono i “marroni” destinati alla raccolta dei rifiuti utilizzabili per il compostaggio ed altrettanti, ma questi sono “cassonetti”, per intenderci di quelli con apertura e chiusura regolate a pedale, di colore “Grigio” per il non differenziabile.
Già ad occhio, senza analisi approfondite, si può ben comprendere quale tipologia di rifiuti possa produrre un cimitero.
C’ è da chiedersi allora, perché sono stati piazzati 7 cassonetti per il non differenziabile, quando la maggior produzione di rifiuti consiste in fiori, erba rasata, rami di piante derivanti da potature, insomma rifiuti di carattere vegetale.
I 7 marroni erano pieni di erba tagliata (stanno tagliando l' erba attorno al parcheggio) e gli altri 7 cassonetti destinati al grigio, anch' essi ricolmi di rifiuti erbacei all' 80 % misti a carta da avvolgere per fiori, fogli e buste di plastica e qualche sacchetto nero dell' immondizia.
Nel tempo che mi sono soffermato, infatti sono giunte anche due vetture, dei soliti furbi, che affiancato i cassonetti hanno scaricato i loro sacchetti neri con l’ immondizia, immagino, casalinga. I cassonetti erano tanto pieni che i loro coperchi rimanevano aperti, distorti, con una probabilità non remota, di schiantare le cerniere.
Sono tutti cassonetti nuovi, e quindi ritengo che chi ne ha la gestione abbia anche l’ obbligo di curare che l’ attrezzatura pagata dalla collettività, venga rispettata, curata in modo che abbia una “vita” la più lunga possibile.
Quello che voglio far notare è che se 7 cassonetti sono insufficienti, meglio metterne uno nuovo in più, senza attendere che gli altri si rovinino.
Voglio concludere con il dire che la gestione della pulizia interna del Cimitero, intesa come personale, è facilmente identificabile e che quindi questi incaricati dovrebbero essere istruiti in maniera più efficiente spiegando cosa è destinato al compostaggio e cosa è il non differenziabile, provvedendo alla cernita.
Troppo facile, anche se più veloce e meno impegnativo, è svuotare i cestoni posti all’ interno dell’ area cimiteriale facendo un semplice travaso su quelli del “Grigio”.
Oppure, se ciò non è fattibile per motivi oggi sempre più legati a normative lavorative-sindacali-amministrattive, mettere i contenitori differenziati già all’ interno del cimitero con i relativi cartelli esplicativi.
A chi di dovere i provvedimenti del caso, se li riterrà opportuni. Le risposte, le spiegazioni, non occorrono, i fatti saranno quelli che mi daranno un riscontro.




sabato 21 giugno 2008

SILENZIO


di Dario Petrolati


Ieri quassù nel ricco nord-est è stata una giornata particolarmente afosa.
E camminare tra vicoli e zone pedonali del Centro a chi non ha più venti anni verso l'ora di pranzo, un poco prima e poco dopo, costa fatica, non quella fisica da sforzo, manca l'aria e quella che si respira, anche se non è inquinata dalle vetture, fa sudare ed allora si impiega più tempo per andare in banca o comprare qualcosa, si cerca l'ombra che scotta lo stesso, e vedo che chi si muove a quell'ora è solo giovane. Bello e giovane.
Le ragazze gareggiano con le signore che mai demordono, ed i ragazzi, col cellulare incollato stanno seduti a chiacchierare, forte con chi sa chi.
Sugli scalini del Pedrocchi, in Galleria Borromeo, tra tavolini coperti da bianchissime tovaglie, nei Bar Sommariva, lungo la stupenda, tutta vetrine, Via Santa Lucia è un andare di bella gente con sandali e vestiti costosissimi, turisti e studenti che si fermano a leggere storiche lapidi ed osservare palazzi o archi, sedersi a sorbire gelati e ridere forte contagioso mentre la gente anziana fa il riposo quotidiano e si nasconde aspettando che rinfreschino un poco le spesse mura.
Non è il caldo che fa paura bensì l' afa, quest' aria fumosa-caliginosa umida dell' acqua dei rivi e ruscelli di cui Padova è piena, si sentono i rumori dei condizionatori incollati alle pareti e mi viene a mente l' inutile appello al risparmio dell' energia chè se si verifica un black-out come l'anno scorso o peggio ancora di due anni fa allora tutti ci facciamo contagiare dal panico per la mancanza di luce, i frigo nei supermercati vuoti e gli ascensori bloccati ed altro, altro ancora come se solo allora ci si accorgesse di quanto siamo dipendenti della tecnologia, della civiltà delle macchine.
Io non avevo mai vissuto un improvviso blocco energetico come mi accadde quell'anno.
Di pomeriggio mentre in c.g.i.l. si stava tenendo una riunione per non so cosa.
All' improvviso ci trovammo al buio e le sirene di emergenza cominciarono a fischiare e le porte automatiche non si aprivano e le dipendenti furono immediatamente più svelte di noi uomini, capirono subito e senza farsi prendere dal panico con delle pile apposite rapide a mano ci riversarono all'aria aperta fuori per strada.
Prima che tornasse la luce passò qualche ora e nel buio pesto come da pena per scontare , piano piano ricercammo le nostre vetture ed anche umiliati ci avventurammo attraverso la nera città.
Fu difficile ritrovare casa, credo per tutti, per fortuna che avevo con me la mia radiolina a pile, mi sentii meno solo e non fui capace di misurare nè il tempo nè la portata dell' avvenimento.
Forse il giorno dopo a scatti ritornò l'energia e fu quell' esperienza ,piccola o grande non so,un primo avviso per ricordarci i nostri limiti.
Ma col passare dei giorni tornammo ad essere quei soliti furbi superficiali di sempre, bastava non pensarci ed augurarsi che non accadesse ancora.
Successe invece e d'inverno, sembra che caddero degli alberi in una nazione quasi confinante ed i tralicci che portavano energia da Stato a Stato caddero come birilli.
Promossero inchieste a livello internazionale per sapere e provvedere.
Ad oggi di concreto si suggerisce, unica ricetta sempre ripetuta, il risparmio, economizzare in attesa di trovare la nuova energia alternativa .
L' eolica, il nucleare, il petrolio ognuno sfodera senza certezze quale potrebbe essere il nostro futuro, siccome poi non ci fidiamo chè siamo sempre occupati a far guerre, il tempo passa e la pietas universale si stancherà di attendere e di noi , piccoli-grandi uomini, quale certo futuro avremo in confidenza nessuno sa.
Stamane le previsioni sono discordanti, come sempre , ed io mi accorgo che parlando-pensando al tempo, al caldo sento dei limiti tristissimi che mi ricordano la vecchia, molto vecchia mamma di un amico che parlava sempre e solo del tempo.
Noi giovani, allora, la guardavamo scocciati, annoiati e ci dicevamo che ad una certa età solo del tempo si parla -si pensa, forse perchè la mente è più limitata col passare degli anni e non si legge più ,non si hanno interessi altri e le illusioni perdute lasciano il segno.
I vecchi, gli anziani sono noiosi, servono al massimo per guardare i nipoti.
Debbo reagire prima che mi carpisca questa ragnatela di pensieri affatto allegri,uscire e fare una bella passeggiata a piedi,sotto i portici del Centro-centro,cambiare strade ,andare a vedere qualche Piazza in rifacimento.
Oggi è sabato parecchi faranno le prove per le ferie e con due giorni al mare in queste enormi e cementate spiagge avranno la sensazione di toccare il cielo come se il mondo fosse bello e buono per tutti.
Ho già programmato il mio pomeriggio: debbo gustarmi due o tre libri sempre cominciati, leggere i necrologi di Repubblica, mi incuriosisce allacciare-curiosare tra i cognomi e parentele di chi conta, ascoltare radiotre il terzo anello e storie delle religioni sino a mezzogiorno, senza troppa foga penserò a quelli giù a Senigallia.
Ecco la bozza del mio primo pomeriggio,starò distante almeno oggi dal mio lavoro, eppoi sarà quel che sarà.
A tutti quelli che passeranno un fine settimana sereno, i miei più sentiti auguri.

venerdì 20 giugno 2008

SORDI, INSENSIBILI, IMPOTENTI, PINOCCHI OD INCAPACI ?


di Franco Giannini


E’ difficile dirlo. Certo però è che apprendere ipotesi di simili possibili soluzioni per rimettere “in piedi” questa povera Italia, mi danno la percezione che, più che rimetterla diritta, le faccia piegare ulteriormente quelle ginocchia già rattrappite dai precedenti “rigori”.
Fino ad ora ci si aspettava, dopo le promesse elettorali (sempre molto bugiarde…) almeno se non plebiscitari, almeno provvedimenti immediati.
Forse l’ unica cosa attuata è stata l’ occupazione (vorrei conoscerne i costi) con il relativo sbarco delle “truppe governative” a Napoli per sostenere la ormai cronica “campagna” dei rifiuti.
Un paio di riunioni e poi gli impegni hanno trasferito i “reduci” in altri lidi più profumati.
L’ immondizia con i suoi problemi è restata….ma a giorni, almeno dicono, terminati gli studi del sottosuolo si saprà se il sito si potrà occupare o meno.
Intanto da un’ altra parte si pensa all’ economia del paese e soprattutto ai suoi cittadini, quelli meno abbienti. Allora si toglie l’ ICI e ci si accorge che chi ha un monolocale risparmia qualche euro, chi ha delle abitazioni di lusso, non registrate però come tali perché il nostro catasto non è aggiornato , risparmiano grosse cifre alla faccia dell’ uguaglianza del cittadino di fronte alla legge.
I lavoratori, hanno fatto una conquista importante, ottenendo la detassazione degli straordinari, anzi no contr’ ordine, una tassazione del 10 %. E chi non le fa non per mancanza di volontà, ma più semplicemente perché la ditta non ne ha bisogno, guarderanno e si slanguiranno. Poi non si è tenuto conto che se le cose continuano così saranno sempre meno coloro che li potranno fare, visto che il tasso di disoccupazione negli ultimi tre mesi dell’ anno (dati ISTAT) ha raggiunto il 7,1 % il più alto degli ultimi due anni.
Ora si parla di dare la “tessera” (riminiscenze del periodo bellico) prepagata a 1,2 milioni di pensionati con la minima di 400 € da usare per sconti e pagamento di “bollette”. E gli altri 15 milioni d’ italiani sulla "soglia della povertà" continueranno nella pratica giornaliera di quello sport attuale che consiste nel fare i fori nella cinghia dei pantaloni. Solo che già quei 400 € che riceveranno gli elemosinati, sono già impegnati dai rincari di luce e gas (ma non solo) previsti, intorno ai 260 €.
Ma oltre a questi, si vocifera tagli sulla Sanità e ripristino del ticket di 10 € su qualche cosa da decidere. Poi magari non saranno 10 €, ma intanto noi ci “avremo fatto la bocca” e quando ci diranno che sono 8, attenderanno anche i debiti ringraziamenti.
Però c’ è anche una buona notizia. Non so quando, ma si farà, o se si farà !, “Erre Moscia”, come moscia è l’ Italia, ha dichiarato la guerra a banche e petrolieri, inventandosi la Robin Hood tax.
Ancora non sa come attuarla, ma già l’ ha resa pubblica con gli strombazzamenti classici dell’ antipaticuccio primo della classe che dal primo banco, ben pettinato e con il fiocco azzurro (di altro colore non poteva essere) cerca di richiamare l’ attenzione del "Maestro".
Altra notizia che ha fatto "enorme piacere "a tutti gli italiani è stato l’ annuncio della riduzione degli stipendi dei manager statali di un 25 % .
I parlamentari logicamente non rientrano in questa categoria, loro sono scritti a libro paga alla voce “Casta”…eppoi loro hanno già dato,.. si, ma mai però come abbiamo dato noi cittadini in questo ultimo decennio !!
Altra bella notizia riguarda la sicurezza. Da domani saremo tutelati oltre che dall’ abituale Forza Pubblica, anche dalle Forze Armate…armate solo di buona volontà, visto che saranno disarmate un po ’per disposizioni ed un pò per ristrettezze di carattere economico.
Le pene per chi commetterà certi tipi di reato saranno appesantite. Saremo (noi) tutelati maggiormente nella privacy, anche in quella fiscale (a cui quei 15 milioni tengono in particolar modo) e giustamente si è trovato un accordo (quasi) tacito, di rimandare i processi delle eventuali Alte Cariche dello Stato che avessero cause in corso, alla fine della legislazione.
Le ferie sono comunque vicine e queste serviranno a calmare gli umori degli italiani, che tra una decina di giorni si troveranno a dividersi chi tra le corsie autostradali verso una meta turistica, chi in mezzo ad una strada per sbarcare il lunario…in “autunno” poi se ne riparlerà.